domenica 15 aprile 2007

Ancora sui sogni: come intendere e avvicinare questa preziosa e insostituibile risorsa interiore

 I sogni sono per l'individuo il veicolo fondamentale della conoscenza di sé. L'inconscio attraverso i sogni introduce alla visione interna, alla visione e alla scoperta di significato degli accadimenti interiori, che assai facilmente sfuggono all'individuo, rispetto ai quali il suo pensiero abituale e la sua logica sono non solo insufficienti, ma spesso del tutto sordi. L'individuo spesso pensa, cerca di darsi spiegazioni attorno a se stesso, cerca di definire i propri orientamenti senza fondarsi rigorosamente sull'esperienza vissuta e senza concedersi alla propria guida interiore. Nel sentire c'è il luogo degli accadimenti veri, nel sentire e nello svolgimento della vicenda interna, nei vissuti si delinea, si definisce ciò che l'individuo è, come prende parte all'esperienza, cosa sta emergendo di significativo, che lo vincola e lo apre a un confronto con se stesso, a un approfondimento. La trama del sentire, assunta, accolta e rispettata nella sua integrità e interezza, è per l'individuo quanto di più sensato, intelligente e fondante pensiero e sapere intelligente su se stesso, possa trovare.  Nel suo sentire l'individuo può trovare la completezza della materia su cui lavorare, nel suo sentire è tracciata la strada da seguire, lì il mezzo per conoscere. Spesso l'individuo è lontano, scisso, separato da questo piano fondamentale della sua esperienza, dell'esperienza interiore, del vissuto. Spesso, senza piedi per terra, senza aderenza e legame con ciò che sente, se ne sta a mezz'aria impegnato a tenere unita una visione di se stesso che si confonde con la visione concreta dei fatti e delle cose. Rispetto alla propria esperienza interiore l'individuo è spesso assestato in posizione o di pretesa circa ciò che dovrebbe convenientemente accadergli di sentire, casomai secondo leggi di "normalità", oppure di diffidenza, di paura, se non di ostilità. Capita infatti che già pensi e tratti, ancor prima di confrontarsi apertamente con questa parte di sé, come eccessivo o assurdo fino a patologico ciò che, sgradito o tormentoso o incalzante, si faccia sentire e si imponga in lui, complicandogli il cammino. In sostanza se il sentire si accorda, in apparenza, con le attese e dà manforte alle pretese viene favorevolmente accolto, se dissonante viene vissuto come inquilino sgradito e scomodo, come abusivo da relegare o espellere. Ebbene, in una situazione come questa, dove questione centrale è la distanza, la scissione tra sentire e pensare, tra un sistema di conduzione dell'individuo, che va per i fatti suoi e che non tiene conto, se non marginalmente o con presuntuosa pretesa di primato, di ciò che accade interiormente, i sogni che cosa rappresentano? Se il corso della vicenda interna, se il sentire è solco e humus della ricerca di sé, i sogni sono guida, sono germogli di pensiero riflessivo, perché aprono lo sguardo sul dentro, perché dicono di ciò che accade nel rapporto dell'individuo con se stesso, di ciò che si muove e prende forma, vero e non inventato, nell'esperienza interiore. Sogno dopo sogno l'inconscio orienta, guida, sostiene la ricerca, lo sviluppo della capacità riflessiva, della capacità di visione di sé da parte dell'individuo. I sogni fondano la costruzione di un nuovo rapporto dell'individuo con se stesso, in cui l'individuo tenga fermamente unito ciò che sente e ciò che pensa. Nel corso dell’esperienza analitica gradualmente, attraverso guida e lezione dei sogni, il pensiero dell’individuo cambia pelle da pensiero, nella conoscenza di sé, generico, sostanzialmente astratto, uniforme al già pensato e consensualmente, da pensiero che insensatamente va dove tira il vento del raziocinio, a pensiero fondato, dove ciò che è pensato e detto trova origine, sostegno, alimento e vincolo nel vissuto, nello sperimentato dentro sé. I sogni richiedono, perchè si possa attingere alla loro ricchezza, un lavoro molto attento. Il loro linguaggio, simbolico, si fonda su richiamo diretto o rinvenibile per via associativa a esperienze vissute, a osservazioni in nuce, che l'autore del sogno può raccogliere pazientemente, diligentemente a partire da tutto ciò che compare nel sogno. Tutto nel sogno in forma simbolica dà volto a realtà interne all'individuo, ciò che compare rappresenta il suo e dice di lui. In sede analitica si lavora assieme sul sogno, lo si analizza parte dopo parte, senza trascurare alcun dettaglio, inclusi i vissuti interni all'esperienza del sogno, finché i simboli acquistano luminosità e capacità di dire, di svelare, di mostrare ciò che rappresentano. E' un processo molto graduale. Spesso si pensa che basti raccontare un sogno perché l'esperto, l'analista prontamente e facendo tutto da solo lo interpreti. L'analista, anche se ha via via maturato conoscenza approfondita dell'altro, del rapporto, non può spiattellare interpretazioni pronte sul sogno, non può dire nulla di valido e di attendibile senza lavorarci con scrupolo e senza la partecipazione attiva dell'autore del sogno, che in definitiva deve essere messo nelle condizioni di vedere, di capire, di capirsi attraverso il proprio sogno. Se al sogno venisse imposta, sovrapposta un'interpretazione semplicemente coerente con discorsi o ipotesi già in corsa, il rischio di fraintendere, di vanificare il sogno, di buttare via la sua proposta originale, sarebbe fatale. La nascita e lo sviluppo della conoscenza, della conoscenza di sé dell'individuo in analisi, che è scopo dell'analisi, deve fondarsi sempre su lavoro analitico, su confronto, su ricerca, su scoperta del significato intimo di ciò che si incontra, nel vissuto, nella trama degli eventi interni, nei sogni. L'analista non deve introdurre alcun discorso già fatto e di origine altra. Tutto si crea, tutta la conoscenza di sé dell'individuo deve essere la conoscenza di ciò che si rende visibile, riconoscibile dentro e attraverso l'esperienza, dentro e attraverso i vissuti e i sogni. L'analista deve possedere saldamente lo strumento analitico, la capacità riflessiva, non quella di spiegare ciò che accade con teorie precostituite. Deve possedere la capacità di stare rispettosamente nel cammino di ricerca, sapendo reggere la tensione dell'attesa, sapendo dare e incoraggiare nell'altro  riconoscimento di ciò che si dà nell'esperienza, limitando il discorso a ciò che di volta in volta si rende prossimo, che si può avvicinare, che si rende riconoscibile senza andare oltre. E' la cosa più difficile: stare sul cammino senza pretendere di capire oltre e al di là di ciò che, momento dopo momento, si può vedere, reggendo la tensione dell'incompletezza, del non sapere già, del non sapere subito. Un sapere fondato, verificato passo dopo passo, senza forzature e quadrature o arrotondamenti di comodo, sempre e unicamente legato all'esperienza e a ciò che, lavorato riflessivamente, rende riconoscibile, che non includa apporti di pensiero estranei e altri o innesti. Su queste basi e a queste condizioni si rende fondato e attendibile il sapere, la conoscenza. Non è attendibile viceversa il sapere che si avvale di altro, dell'ausilio o supporto di teorie o di pensiero preso in prestito, seppur da autorevoli fonti o da maestri di nome altisonante; quello comunque inquina e basta. L'individuo in analisi deve poter trovare e dare al mondo il suo e deve poter impiegare lo strumento e il metodo analitico, che come levatrice sappia portare alla luce questo "suo" e non deve incontrare altro che si ficchi in mezzo e copra tutto o sostituisca l'originale. Dalla propria formazione, peraltro sempre in divenire, l'analista deve portare nel rapporto e nel dialogo con l'altro solo il metodo, la capacità riflessiva, la capacità di confrontarsi con rispetto e con grande rigore col nuovo, con l'ignoto.

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