domenica 15 aprile 2007

I sogni

 Da oltre vent'anni nella mia attività di psicoterapeuta, di analista, quotidianamente mi occupo di sogni. Il sogno è attività pensante, la risorsa intima più importante capace di restituire all'individuo la capacità di capire, di capire se stesso. La modalità prevalente e più conosciuta dall'individuo di capire se stesso è quella che fa leva sul ragionamento. Il pensiero razionale, anche quello che ha parvenza di pensiero riflessivo, cioè dettato dall'esperienza intima, in realtà, anzichè ascoltarla e raccogliere, le parla sopra, le sovrappone spiegazioni.
Convalidate dall'uso comune o prese in prestito da qualche autorevole fonte, simili spiegazioni o interpretazioni riescono a dare a chi ne fa uso pallida persuasione di capire l‘esperienza, di vedere dentro sé, di conoscere. Dico pallida perché, al di là di una sensazione d'ordine, di controllo, di dominio sull'esperienza e sui suoi ignoti, il pensiero razionale non produce granché. A molti credo sia capitato di osservare questo: un processo di spiegazione razionale che riguardi se stessi, tanto risulta a volte coerente, all'apparenza convincente ed esauriente quanto sterile. Venuti col ragionamento a capo del problema ci si sente soddisfatti, ma si avverte di non aver compiuto un passo avanti, di non aver compreso per davvero nulla, soprattutto si sente di non ritrovare unità e contatto tra ciò che si è argomentato e detto e l'esperienza intima. Altra cosa è comprendere e dire, sapendo cosa si sta dicendo, vedendo dentro di sé, cercando e trovando dentro il vissuto il fondamento di quel compreso, la sua anima, la sua voce. I sogni conducono a questo: a vedere con i nostri occhi, a riconoscere significati che illuminano, che chiariscono noi stessi, ciò che sentiamo, di cui facciamo intima esperienza. La mia esperienza di analista mi ha dato e mi dà prova che dal profondo parte la ricerca di visione, di comprensione del senso. Dal profondo l'invito, l'occasione, la spinta continua e ostinata a rompere la condizione di passività o di chiusura della mente nel già pensato, nel pensiero dato, a superare l'inconsapevolezza di noi stessi. I sogni ci avvicinano come nient'altro a noi stessi. Il cammino analitico è segnato dai sogni.
Ogni sogno è un momento di ricerca che si serve di strumenti avanzatissimi di pensiero. Mettersi al passo col pensiero dell'inconscio è lavoro assai impegnativo, ma gratificante, perché capace finalmente di restituire la visione nitida e fondata, il pensiero di cui manchiamo, il nostro , dove pensare e avere consapevolezza sono in vera comunione e sintonia , dove ciò che diciamo e ciò che intimamente sperimentiamo concordano tra loro, sono l'uno la voce dell'altro. Per capire un sogno bisogna lavorare e molto. Ogni dettaglio del sogno è parte costitutiva del messaggio, di un messaggio affatto prevedibile e scontato, mai copia di qualcos'altro. Compito dell'analista è di restituire all'altro ciò che appartiene all'altro, il suo pensiero. Se l'analista mettesse addosso all'altro, all'esperienza dell'altro, ai suoi sogni qualcosa di già pensato, di costruito, di preso in prestito da presunte teorie certe e da spiegazioni già pronte, valide per tutto, tradirebbe il suo mandato, la sua funzione di aiutare l'altro a reggere il confronto con se stesso, a cercare ciò che gli appartiene, che si sta facendo avanti in lui dal suo profondo, che vuole essere compreso. L'analista, se facesse ricorso e favorisse l’uso di interpretazioni pronte, di idee già pensate, rischierebbe di chiudere l'altro a se stesso, di non aiutarlo ad attingere a se stesso.
E’ importante trattare bene i sogni , non parlargli sopra, ma imparare ad ascoltarli, a farsi guidare da loro. Per ogni sogno si può lavorare (assieme) anche per sedute intere, per più sedute. L'importante è non piegare il sogno al preconcetto, a qualche interpretazione pronta, che sicuramente farebbero la felicità di chi vuole uscire in fretta dalla tensione dell'attesa e dell'ignoto, ma che ammazzerebbero la creatività e il pensiero.

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